“Car-Melos”, di Enzo Moscato

Car – Melos

Sfòrbicia, Carmelo,
giacigli sorvolati da comete,
sfòrbicia, bestemmia –
i Turchi sono stesi faccia a terra
dinanzi all’Assunzione.
Astori e falchi, chiama,
con le grida rese lame dalla pioggia,
àstori e falchi, mostri,
d’acque-mostri,
dall’incisa, arida vetta di montagne,
grembo-Venus.
Guardali, accècali,
graffiata di lentischio la tua voce,
levitante, senza ali,
e, attorno alle fabbriche promiscue, mille api –
Vai e vieni dal miele, dal vino,
vai e vieni da malarie, dalle febbri,
sincroni salti dai mari, dai Due,
da morfina e da assenzio, dighe:
il piccolo, mai nato, ingoia il suo prepuzio di poeta,
lo stronzico suo melos da destino:
è un sàndalo, ecco,
il sàndalo ferito dal suo suono,
lungo acciottolati
la phonè:
tiènila, allora, con dito morticino, pressato sulla gola,
tiènila, tiènila –
e frena le passioni, emorragie,
cresce su ognuna l’ireos, l’accento sbagliato, scazonte,
di cui non mi vergogno.
Tagliala nel mezzo, a colpi di scure, tagliala, accoppala,
doppiata e ribattuta da scorpionici ruscelli,
limo verde, da balbuzie, dis-lessia,
organi ed umori, incidi, lacerti, ammonticchia, trippe,
al teatro inverosimile dell’essere,
schiodala dal silenzio, e, al silenzio, riappiccicala, dopo,
ospitala tutta in te, tutta in te, per una notte,
crocifiggila, stuprala, bellissimo cadavere:
offendi –
Non una siepe, nessuna,
dividerà il suo lamento, con la vicina, da egoista, non una,
intanto che va il rettile e sordissimo rumore del misfatto,
il mutacico, indicibile ante-fatto.

(Enzo Moscato, Napoli, 4 dicembre 2002)

 

Fonte: archivi Università degli Studi di Salerno, a cura di Isabella Selmin

 www.teatro.unisa.it/archivio/autori/moscato/testi/moscato_testi

moscato“Gran parte di quello che scrivo è defluito nel mio teatro, nei racconti, nei saggi, ma c’è anche una scrittura che rimane in me, che conservo come forma amuletica della mia esistenza […] lavoro per crescere, per conoscermi, per riuscire a comprendere come sistemare passato e presente, e magari anche il mio futuro […] Ho sessantasette anni e penso di possedere un miscuglio di verità e di finzione. Immaginaria realtà, insomma. Il teatro mi porta ad essere concretamente visibile, tangibile dalla gente, ma la fantasia porta lontano, l’immaginazione è incatturabile”

(da un’intervista per La Repubblica di Napoli – Enzo Moscato, filosofia e teatro )

 

Da Teatro.it : 

Enzo Moscato, il poeta della scena italiana

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